Il Doctor è tornato finalmente!
Dopo uno scoppiettante special di Natale, in cui si era omaggiato il mondo dei super eroi e mostrato quanto il nostro alieno preferito fosse ancora in lutto per l’amata River, è dunque arrivata la decima stagione, dove fin dai primi episodi è evidente che Moffat voglia sparare le sue ultime meravigliose cartucce nell’universo del Doctor, per lasciarci un ricordo indelebile.
Vi avvisiamo che da qui in avanti saranno presenti pesanti SPOILER!
Nuovo inizio, nuova companion, reset?
Assolutamente no!
Nuovo inizio sì, ma i ricordi sono lì, intatti e a mostrarcelo le foto dell’adorata moglie River e della mai dimenticata nipote Susan, a cui la nuova companion, Bill, somiglia in maniera impressionante, sia per i modi, che per gli occhi e le espressioni, mentre il sorriso e il modo di vestire ricordano tantissimo Rose, con qualche adorabile follia tipica di Amy Pond e Donna, senza però essere un clone di nessuna di loro, anzi.
Bill ha una sua personalità spiccata e originale, che emerge subito.
Insomma il Doctor non dimentica niente, ogni essere che gli è stato vicino è sempre presente nei suoi due cuori e la nuova arrivata dimostra di capirlo finalmente al volo, tanto che, prima di lui, comprende perché la Tardis si sia bloccata nella mimetizzazione come cabina di polizia: il Doctor è il numero di emergenza, lui ha la manuntenzione dell’universo.
Ritroviamo lui e Nardole all’università dove il nostro eroe è in incognito, in base ad una promessa fatta a chissà chi, per proteggere un caveau, che contiene non si sa cosa. E per ora è presto per ottenere risposte.
Si sa solo che viene coinvolto da misteriosi alieni, che inglobano Heather, la fidanzata di Bill, la quale segue le lezione del Dottore sia per tacchinare la ragazza, sia perché affascinata dalle lezione dell’alieno e così i due fanno amicizia, anche per tentare di fuggire dai misteriosi alieni, molto in stile ultracorpi, i quali hanno comunque lasciato un barlume di coscienza a Heather.
Tutto ciò non può non ricordare il modo in cui Nine incontra Rose e la loro battaglia con la coscienza Nestene.
L’episodio è parecchio centrato sulla capacità di elaborare la perdita, in un certo senso, di lasciare andare le persone. Come vedremo anche nel secondo episodio, il lutto e la sua elaborazione sono centrali. Heather prima di essere risucchiata dagli alieni, aveva promesso a Bill di non sparire e questa diviene la motivazione per cui gli alieni le “danno la caccia”. E come nella tradizione di tutte le companion anche Bill dimostra di non dare molto retta a quello che dice il Dottore e, in un contatto tra lei e gli alieni, ha quella spinta per cambiare totalmente la sua vita e trova anche la soluzione per far sì che non venga più inseguita.
Tuttavia alla fine è il Doctor ad invitare Bill a viaggiare con lei nella speranza che possano ritrovare Heather.
In Smile la situazione diventa molto più complicata.
E’ un mondo utopico fatto per rendere le persone sempre felici ma cosa accade quando ci si trova di fronte alla morte e al dolore? Come
si diceva prima: il lutto, il dolore, la capacità di affrontare la perdita che diventano centrali. Perché il vero guaio è il fatto che i robot che gestiscono tutta la struttura, non avendo imparato come comportarsi in quelle circostanze, eliminano proprio coloro che dovrebbero rendere felici.
Ed è stato naturale per noi pensare allo splendido La Bestia di Sotto, dato che l’umanità sarà costretta a dover scegliere se distruggere qualcosa oppure saper dialogare per potersi salvare. Non sarà una scelta facile dato che i Vardys, i robot da loro creati, hanno combinato un macello. Il Dottore e Bill impone quasi loro la scelta, cancellando la memoria dei suddetti robot evoluti e di fatto il ricordo delle loro malefatte, ma gli umani sanno e, con un grande sforzo di volontà, decidono di perdonare e accettare l’offerta. Non si sa per quanto.
Ancora una volta Twelve Dottore di pace, anche se sempre più ambiguo e misterioso.
A chi ha fatto la promessa?
Ah menzione speciale la scena in cui lui e Bill si incontrano la prima
volta e il Doctor sta suonando le prime note della 5a di Beethoven con la chitarra elettrica nella sua stanza! Ci permettiamo di supporre, dato che il grande compositore aveva un temperamento molto energico, forse avrebbe gradito la trasposizione.
Dimentichiamo alcune cosucce da cinefile e serial maniac: entrambi gli episodi citano a mani basse altre serie, soprattutto The Pilot, riprende le atmosfere universitarie di Fringe e Buffy, con tanto di riferimento osservico per Heather e sono plateali anche i riferimenti a The Ring e Le verità Nascoste.
Lo zio Moffy adora studiarsi altre opere e mescolarle alla “sua”, per creare qualcosa di nuovo.
Bravo, così si fa!
Ottimo inizio di decima!
Recensione redatta da Silvia Azzaroli e Simona Ingrassia.
Per gli appassionati di Doctor Who l’ultima stagione di ogni Dottore reca con sé la curiosità di scoprire nuove avventure e il senso del distacco che avverrà tra non molto tempo. E’ una situazione che porta in sé una forte contraddizione, il desiderio di vedere e lo strazio di assistere ad una nuova rigenerazione, un circolo vizioso a cui ogni fan deve sottoporsi.
Nuova stagione, nuova location, nuova companion. Su Bill è stato detto di tutto nelle recensioni che sono piovute abbondantemente da una decina di giorni a questa parte. Come dare torto? Di fatto è la prima companion scelta da Twelve, è un modo di voltare pagina, senza però dimenticare il passato. Passato che vediamo in due fotografie in bella mostra: Susan e River. Serie classica e nuova serie, un unico filo conduttore a tenerle insieme: l’amore di un alieno dai due cuori e con una cabina blu.
Bill possiede un’apertura mentale predisposta alla fantascienza. Sin dalle prime battute non chiude gli occhi dinanzi alla nuova realtà che incontra ma dimostra di non avere problemi ad ipotizzare che una banale pozzanghera – ma non sarà banale né tantomeno una semplice pozzanghera – possa nascondere una realtà ben diversa da quella cui si è abituati.
E fa domande. Tante, ma non troppe. Quelle giuste.
Perché l’acronimo Tardis sembra funzionare solo in lingua inglese? Una curiosità da non sottovalutare, dato che il Doctor è profondamente legato non solo al pianeta Terra, ma proprio alla Gran Bretagna e questo fin dalla sua prima apparizione come Primo Dottore. E cosa mai rappresenteranno tutti gli oggetti nello studio del Dottore?
Uno in particolare ha attirato la nostra attenzione. Il piccione. Una cosa comunissima, ma non è difficile fare l’associazione con i piccioni viaggiatori che vennero utilizzati in entrambe le Guerre Mondiali ed uno di essi, Paddy, venne impiegato per attraversare la Manica e comunicare il successo dello sbarco in Normandia. I Ministeri della Guerra delle nazioni coinvolte furono in prima linea per dotare le proprie forze in campo di tali animali. Ed ecco qui un possibile spoiler che ritorna, dopo un breve accenno nella scorsa stagione: c’è un Ministro della Guerra che potrebbe essere un futuro antagonista del Doctor? A unire le varie tessere del puzzle, è una teoria probabile.
Il secondo episodio, Smile, è ancora più legato al passato e di questo ne han già parlato poco sopra Silvia e Simona. Gli abitanti della Terra hanno colonizzato nuovi mondi dopo aver quasi distrutto il proprio – citazione stupenda da La Bestia di Sotto – e Bill, come lo era stata Amy, si dimostra profondamente scioccata da questa informazione. E’ l’incognita che il salto nel futuro porta con sé, quella di conoscere eventi anche tragici, regalando una consapevolezza mai avuta prima.
Con i Vardys quel genio di Moffat riesce a rendere inquietanti anche gli emoji che usiamo quotidianamente. E tuttavia una puntata che appare semplice, nella realtà lo è meno di quel che si pensi ed i mini-robot perdono la veste di controparte cattiva con cui erano stati identificati all’inizio. La tematica non è delle più leggere, ed è quella della morte delle persone che amiamo. I Vardys, programmati per rendere felici i coloni, non conoscono il senso del lutto; la critica sociale qui non è nemmeno tanto velata: viviamo in un mondo in cui ci bastano pochi clic per migliorare e velocizzare molteplici azioni, ma l’emotività che ognuno di poi ha in sé non è qualcosa che si possa modificare con un clic o un programma e soprattutto il mondo tecnologico che ci circonda troppo spesso nasconde il dolore e la tristezza come si nasconde la polvere sotto un tappeto.
La soluzione che propone il Doctor è a dir poco drastica e per alcuni può non piacere: resettare i Vardys, ma lasciare in mano ai coloni umani una grande responsabilità, quella di perdonare ed andare avanti. I mini-robot, azzerati, non sapranno mai di avere fatto del male – seppur nelle loro migliori intenzioni – e gli umani, nonostante il dolore per le perdite dei loro cari, avranno una nuova possibilità di vita in pace con coloro che, da servitori, diventano i padroni del pianeta. La memoria umana come promemoria a voltare pagina, il perdono come trampolino necessario per una nuova vita.
Ditemi ancora che la fantascienza è un genere sganciato dalla realtà di tutti i giorni, su…
Chiara Liberti